Una mappa geologica dell’asteroide gigante Vesta

Mappa geologica dell'asteroide gigante Vesta. I toni di marrone rappresentano la superficie più antica. I toni di viola nel nord e di azzurro rappresentano terreni modificati dagli impatti Veneneia e Rheasilvia rispettivamente. I toni di viola chiari e blu scuri sotto l'equatore rappresentano l'interno dei bacini Rheasilvia e Veneneia. I verdi e gialli rappresentano relativamente giovani frane o altri materiali in movimento in discesa e di impatto in crateri (Immagine NASA/JPL-Caltech/ASU)
Mappa geologica dell’asteroide gigante Vesta. I toni di marrone rappresentano la superficie più antica. I toni di viola nel nord e di azzurro rappresentano terreni modificati dagli impatti Veneneia e Rheasilvia rispettivamente. I toni di viola chiari e blu scuri sotto l’equatore rappresentano l’interno dei bacini Rheasilvia e Veneneia. I verdi e gialli rappresentano relativamente giovani frane o altri materiali in movimento in discesa e di impatto in crateri (Immagine NASA/JPL-Caltech/ASU)

Poco più di un anno fa era stato presentato un atlante dell’asteroide gigante Vesta ma l’analisi dei dati raccolti dalla sonda spaziale Dawn è andata perfino oltre. Un numero speciale della rivista “Icarus” è stato dedicato a Vesta presentando una serie di mappe geologiche che rivelano con dettagli mai visti prima le caratteristiche della sua superficie.

David Williams della School of Earth and Space Exploration della Arizona State University ha diretto un team di 14 ricercatori in un lavoro durato circa due anni e mezzo. Il team ha usato le fotografie della NASA scattate dalla sonda spaziale Dawn nell’anno abbondante che ha trascorso in orbita attorno a Vesta per crearne una mappa geologica.

Vesta è probabilmente un protopianeta che non è riuscito a completare il suo sviluppo a causa dell’interferenza della gravità di Giove. È proprio per questo motivo che è così interessante, una sorta di fossile della fase iniziale della storia del sistema solare. A differenza di altri corpi celesti come certe comete o certi asteroidi, che sono rimasti quasi immutati da alcuni miliardi di anni, Vesta ha subito parecchi impatti perché fa parte della cintura di asteroidi tra Marte e Giove.

Tutto ciò rende Vesta degno dei tanti studi così approfonditi effettuati negli ultimi anni. Nel caso di questo studio geologico, i ricercatori hanno studiato la superficie di questo asteroide gigante per determinare la cronologia degli eventi che l’hanno resa quella che vediamo grazie alle foto della sonda spaziale Dawn.

Questo tipo di lavoro è stato reso difficile dal fatto che i ricercatori avevano a disposizione solo immagini, non campioni del suolo di Vesta. Per questo motivo hanno sviluppato modelli basati sulla frequenza degli impatti sulla Luna e sugli asteroidi. La conclusione è che la crosta superficiale di Vesta abbia un’età tra i 2,1 (secondo il modello asteroidi) e i 3,7 miliardi di anni (secondo il modello lunare).

Vesta ha tre crateri particolarmente grandi. L’età del cratere Rheasilvia è stata stimata tra 1 e 3,5 miliardi di anni, a seconda del modello applicato. L’età del cratere Veneneia è stimata tra i 2 e i 3,7 miliardi di anni. L’età del cratere Marcia è stimata tra 120 e 390 milioni di anni, il che significa che esso è abbastanza recente in termini geologici. Si tratta quindi di stime tutt’altro che precise che mostrano che i modelli devono essere adattati ad un oggetto diverso dai normali asteroidi e dalla Luna.

I ricercatori hanno comunque potuto realizzare una mappa geologica di Vesta usando le immagini pancromatiche ottenute dalla framing camera della sonda spaziale Dawn. Essa ha anche fornito un contesto per molte informazioni ottenute dagli strumenti VIR (Visual and infrared spectrometer) e GRaND (Gamma Ray and Neutron Detector).

Questa e le altre ricerche su Vesta possono essere difficili da comprendere perché si tratta di un asteroide così lontano. Sono importanti perché la natura e la storia di questo protopianeta vi hanno lasciato molti segni della storia del sistema solare. Studiando Vesta gli scienziati stanno imparando qualcosa di nuovo sulla formazione dei pianeti in generale e di quelli del sistema solare in particolare.

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