Un team internazionale coordinato dal Broad Institute, un centro di ricerca affiliato con il Massachusetts Institute of Technology (MIT) e l’università di Harvard, ha annunciato il aver completato il sequenziamento del genoma di un celacanto (foto ©Alberto Fernandez Fernandez), un pesce che era ritenuto estinto fino al 1938, quando ne venne trovato un esemplare vivente.
Per la precisione i celacanti costituiscono un ordine chiamato tecnicamente Coelacanthiformes. Essi sono tra i più antichi vertebrati dotati di mascelle e i resti trovati di pesci simili ad essi risalgono fino all’inizio del Devoniano, un periodo geologico iniziato circa 410 milioni di anni fa. A giudicare dai fossili ritrovati, erano molto diffusi in particolare nel Mesozoico e alcune specie superavano i tre metri di lunghezza.
Un tempo si riteneva che i celacanti fossero scomparsi nel corso della grande estinzione di circa 65 milioni di anni fa, quella che portò anche all’estinzione dei dinosauri. La specie scoperta nel 1938 nel canale di Mozambico venne chiamata Latimeria chalumnae mentre nel 1999 venne scoperta un’altra specie vicino alle coste dell’Indonesia, chiamata Latimeria menadoensis.
I celacanti sono considerati fossili viventi. Quest’espressione venne coniata da Charles Darwin per indicare specie di creature viventi che hanno caratteristiche molto simili a specie conosciute solo attraverso ritrovamenti di fossili. Le odierne latimerie sono particolarmente simili ad alcune specie vissute nel Cretaceo.
Le latimerie vivono in acque profonde, dove è difficile che i fossili vengano portati in superficie e ciò può spiegare il motivo per cui fossero considerati estinti. È quindi probabile che solo le antiche specie che vivevano in acque basse si siano estinte completamente.
Il fatto che le latimerie siano cambiate pochissimo rispetto ai loro antenati vissuti molti milioni di anni fa le ha rese molto interessanti per biologi ed evoluzionisti. È probabile che il loro habitat sia rimasto piuttosto stabile nel corso del tempo perciò non hanno avuto grandi spinte evolutive a forzarne il cambiamento.
Il lavoro di sequenziamento non è stato facile perché richiedeva tessuto fresco. I celacanti odierni muoiono rapidamente quando vengono portati in superficie a causa dei cambiamenti di pressione e temperatura rispetto al loro ambiente naturale e il loro DNA si degrada rapidamente. I campioni di tessuto necessari vennero ottenuti nel 2003 ma solo nel 2011 i ricercatori poterono cominciare il lavoro di sequenziamento, quando ebbero ottenuto i fondi e le attrezzature necessarie.
Il sequenziamento costituisce solo la prima fase del lavoro. Ora infatti gli scienziati possono analizzare il DNA dei celacanti e, grazie al fatto che è cambiato relativamente poco, potranno cercare di ottenere maggiori informazioni sull’evoluzione dei vertebrati.
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