Le notizie trapelate riguardo alle intenzioni di Baidu, il più importante motore di ricerca cinese, di dotarsi di un sistema analogo a ChatGPT sono solo le ultime che hanno interessato il mondo dei motori di ricerca dopo che il sistema di apprendimento automatico di OpenAI è stato lanciato. Nel corso di questo mese, Microsoft ha rivelato di aver investito 10 miliardi di dollari in OpenAI e di voler aggiungere ChatGPT al suo motore di ricerca Bing. Google ha risposto con Google Sparrow, un altro sistema di apprendimento automatico. Il lancio di ChatGPT ha subito riacceso le discussioni sulla natura di questa presunta intelligenza artificiale, sulle sue possibilità e sui suoi limiti e i nuovi sistemi dei concorrenti le aumenteranno ulteriormente.
Il progetto OpenAI è stato lanciato alla fine del 2015 con lo scopo dichiarato di sviluppare l’intelligenza artificiale per il bene di tutta l’umanità. Molti libri e articoli sono stati scritti sull’intelligenza artificiale e per anni i sistemi che in qualche modo la implementavano sono rimasti in nicchie. IBM sta da anni sviluppando il suo sistema Watson, anche con scopi importanti come le diagnosi mediche. ChatGPT è un cosiddetto chatbot, un software capace di sostenere una conversazione che è in grado anche di scrivere articoli su un certo argomento.
Le reazioni dopo il lancio di ChatGPT sono state variegate tra interesse e preoccupazioni. Senza entrare nelle discussioni su cosa sia l’intelligenza artificiale, è risultato presto chiaro che ChatGPT ha dei limiti e non sempre interpreta correttamente le richieste perciò ci sono casi in cui finisce per fornire risposte sbagliate.
Nonostante i limiti di ChatGPT, Microsoft ha deciso di investire pesantemente in OpenAI, almeno 10 miliardi di dollari. L’azienda fondata da Bill Gates intende creare una sinergia tra ChatGPT e il suo motore di ricerca Bing per cercare di rompere il dominio di Google. La risposta è arrivata con l’annuncio di Google Sparrow, un sistema creato da DeepMind, una società che si occupa di intelligenza artificiale che fa parte di Alphabet, la holding che include una serie di aziende, a cominciare da Google. Quasi in contemporanea, sono trapelate notizie di un progetto analogo da parte di Baidu, definito come il Google cinese.
In sostanza, nonostante discussioni e polemiche riguardo a questi chatbot, i colossi dietro ad alcuni dei maggiori motori di ricerca del mondo intendono integrare sistemi di apprendimento automatico. I miliardi di investimenti fanno pensare che vi sia qualcosa di ben più importante di una moda che domani potrebbe essere dimenticata.
Negli anni ’90, quando i motori di ricerca erano una novità del web, ci si limitava a inserire poche parole chiave. Oggi molti inseriscono vere e proprie domande aspettandosi una risposta dal motore di ricerca. Ciò rende già utile un sistema di apprendimento automatico. Richieste più sofisticate come consigli di prodotti potrebbero portare i motori di ricerca a un nuovo livello di complessità in cui i chatbot interpretano i gusti e le esigenze dell’utente. Nei prossimi anni potremmo vedere evoluzioni interessanti.