La spedizione Tara Oceans ha effettuato la più grande ricerca globale sul plancton

Varie forme di plancton (Immagine cortesia  Christian Sardet/CNRS/Tara Expeditions. Tutti i diritti riservati)
Varie forme di plancton (Immagine cortesia
Christian Sardet/CNRS/Tara Expeditions. Tutti i diritti riservati)

Cinque studi che sono stati appena pubblicati sulla rivista “Science” descrivono alcuni risultati ottenuti dal consorzio internazionale Tara Oceans in una spedizione compiuta tra il 2009 e il 2013 in giro per gli oceani. Un gruppo di oltre 200 persone ha viaggiato sul veliero di 36 metri Tara per raccogliere oltre 35.000 campioni nelle acque dei mari della Terra per studiare anche a livello genetico la presenza dei vari tipi di plancton.

Il termine plancton è molto generico perché include una notevole quantità di organismi marini molto diversi tra loro. Il plancton può essere diviso in categorie relative alla nutrizione ottenendo fitoplancton, zooplancton e batterioplancton. Può essere diviso anche per dimensioni con varie categorie che vanno da quella che include i virus a quella che include pesci, cefalopodi e altre creature visibili a occhio nudo.

Data la vastissima quantità di piante, animali, virus, batteri, archea e altre creature ancora che sono considerate plancton, una spedizione dedicata al loro studio non poteva che durare anni. La ricerca ha riguardato soprattutto lo strato superiore dell’oceano raggiunto dalla luce solare, fino a 200 m di profondità, ma sono stati raccolti alcuni campioni anche a profondità maggiore.

Una ricerca genetica di una tale vastità è stata possibile solo grazie alle moderne tecniche di analisi del DNA. Il risultato è stato la catalogazione di oltre quaranta milioni di geni appartenenti a migliaia di specie diverse di creature viventi. Questo studio ha combinato ecologia, biologia di sistemi e oceanografia per studiare il plancton nel suo contesto ambientale.

L’analisi genetica ha permesso di creare un censimento del plancton ma anche di gettare le basi per comprendere meglio la complessità degli ecosistemi marini. Le ricerche effettuate stanno permettendo di esaminare come mai prima la distribuzione delle varie specie nei mari e i rapporti tra di esse.

La spedizione di Tara Oceans ha permesso di scoprire molte nuove specie. Una categoria che era ancora poco conosciuta era quella dei virus marini, il cui studio è cominciato solo negli anni ’80. Delle quasi 5.500 popolazioni virali identificate nel corso della spedizione, solo 39 erano conosciute in precedenza.

Ora si stima che la quantità di virus nei mari sia dieci volte superiore a quella delle forme di vita cellulari ma c’è ancora moltissimo da fare per identificarli e capire il loro ruolo negli ecosistemi. Ad esempio, molti virus sono batteriofagi e alcuni ricercatori ritengono che uccidano fino al 40% dei batteri esistenti negli oceani. Ricerche come quella di Tara Oceans permetteranno di aggiustare queste stime.

Gli articoli pubblicati su “Science” sono solo l’inizio perché c’è una tale abbondanza di dati da permettere molte altre analisi. Gli scienziati della spedizione Tara Oceans hanno fornito questi dai ai loro colleghi perciò nel corso dei prossimi anni possiamo aspettarci altre ricerche basate almeno in parte su di essi. Esse permetteranno di capire meglio gli ecosistemi degli oceani, anche in relazione all’inquinamento e ai cambiamenti climatici.

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